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Il blog di Cherry e Strawberry

Ecco Gilbert, le stava proprio venendo incontro: la sua scrivania era già piena di post-it, fogli e riviste. Sicuramente la situazione stava per peggiorare.

“Gilda, cara, a che punto sei con l'impaginazione? Ti ricordo che tra mezz'ora deve essere tutto pronto per portare a Gloria la bozza definitiva. Inoltre, credo che tu non abbia ancora scelto con la dovuta cura i modelli per la prossima photo gallery. Ah, e già che ci sei, visto che non hai molto da fare, Gloria ha chiesto il suo cappuccino di soia non troppo caldo e un croissant vegano. Presto! Cosa fai ancora lì?”.

Era sempre così, un incubo. Gloria tiranneggiava Gilbert, che tiranneggiava chiunque altro gli capitasse a tiro. Probabilmente dover essere all'altezza della fama che si era costruita negli anni con la sua rivista di moda doveva sicuramente essere stressante per Gloria; sì, doveva essere un vero stress, altrimenti Gilda non si sarebbe potuta spiegare perché Gloria dovesse andare: tutte le sere in palestra, alla spa, passare dal centro massaggi, una volta la settimana andare dall'estetista, una volta ogni due giorni recarsi dal suo hairstylist. Tutti appuntamenti che ovviamente doveva prenotare Gilda.

Il marito di Gloria era un imprenditore molto importante, un uomo d'affari, sempre in giro per il mondo. Ma la donna non sembrava risentire della sua assenza. Non sembrava affatto una povera moglie trascurata. Sembrava più Il mastino dei Baskerville, a dirla tutta. E il mastino era in arrivo, sentiva i suoi tacchetti Louboutin scintillanti sul pavimento di marmo... ancora qualche secondo e l'avrebbe avuta davanti.

A Gilda piaceva molto la moda, ma sicuramente non le piaceva lavorare con il mastino e il suo fedele schiavetto. Ogni mattina prima di andare in ufficio andava sul lungomare a correre almeno per un'ora, con la musica rock a tutto volume nelle orecchie. Poi una doccia calda e rilassante ed era pronta ad affrontare il Circo delle Fiere Feroci.

La vera passione di Gilda era però la cucina. Lei e la sua amica d'infanzia Camilla passavano sere su sere a cercare e sperimentare nuove ricette, ad ogni occasione si regalavano libri di chef innovativi, amavano passare il tempo in ristoranti particolari per assaggiare sempre nuovi gusti e nuovi abbinamenti. Avevano un sogno nel cassetto, mantenere grazie alla loro passione per il cibo.

Erano le 6:00. Ancora mezz'ora e doveva smettere di correre per andare a fare la doccia. Nelle orecchie “Jump” dei Van Halen le dava la carica per la giornata.

All'orizzonte sulla riva le stava venendo incontro un giovane molto bello. Gilda pensò di essere ancora addormentata e che in fondo, probabilmente, stava sognando... di lì a poco si sarebbe sentito il suono della sveglia, probabilmente nel momento in cui avrebbe quasi raggiunto quella visione.

E invece no, il giovane l'aveva raggiunta e si era anche fermato davanti a lei.

“Ciao, mi chiamo Lucio, vedo che anche tu hai la mia stessa abitudine matutina”

“Sì, in effetti ogni mattina ho bisogno di correre almeno un'ora per contrastare lo stress di tutto il resto della giornata che mi aspetta in ufficio. Sono Gilda, i miei genitori hanno un'insana passione per il cinema noir old style. Lavoro per la rivista di moda di Gloria Garran, se ne hai sentito parlare capisci cosa intendo con la parola stress”

“Ah, capisco sì. Immagino, già dagli interventi televisivi in cui mi è capitato di vedere Gloria si capisce che deve essere una persona molto particolare.

Io invece sono un avvocato di giorno, ma la sera è mia, la notte anche: sono un chitarrista di un gruppo rock. Che musica stavi ascoltando?”

“Musica rock, anche io la adoro. In che gruppo suoni?”

“Suono nei Jumping Jack Flash, come potrai capire dal nome facciamo cover dei Rolling Stones. Tuttavia amo comporre anche brani miei, ma non ho ancora avuto il coraggio di proporli”

“Ma dai, io adoro i Rolling Stones! Del resto, chi non li adora? Quando suonate?” “Venerdì sera, al Crazy Joker. Mi farebbe molto piacere se tu venissi...” “Guarda, lo dico alla mia amica Camilla, sicuramente non vorrà mancare neanche lei. A che ora iniziate?” “Alle 22:00 probabilmente” “Molto bene, non mancheremo. Ora purtroppo devo andare a prepararmi per andare al lavoro. Spero di vederti venerdì allora. Buona giornata” “Buona giornata anche a te, sono molto contento di averti incontrata, la giornata non poteva iniziare meglio di così”.

E si allontanò dalla vista di lei dopo averle lanciato un sorriso accecante, più accecante del sole dritto negli occhi.

La giornata di Gilda non avrebbe potuto iniziare meglio di così.

La giornata peggiorò non appena Gilda mise piede in ufficio. Sembrava fosse scoppiata un'isteria di gruppo. Gloria aveva deciso di rifare da capo il numero che doveva uscire dopo due giorni: aveva deciso di inserire le ultime sfilate della settimana e un articolo sulla storia di Vivienne Westwood, quindi anche il lavoro fatto fino a quel momento da Gilda era stato completamente inutile.

Prevedeva una lunga, lunga giornata, lunga fino almeno alle 21.00. Non vedeva l'ora di tornare a casa, di buttarsi sotto la doccia e di pensare all'incontro avuto quella mattina. Soprattutto non vedeva l'ora di telefonare a Camilla per raccontarle per filo e per segno l'accaduto e supplicarla di uscire venerdì sera insieme a lei.

Camilla lavorava come aiuto cuoca in un ristorante specializzato in pesce. In questo modo aveva modo di sperimentare sul campo le sue abilità, confrontandosi anche con i gusti dei clienti.

Antoine, il capo chef, era molto divertente; incoraggiava Camilla, dicendole che aveva un talento innato e che avrebbe dovuto sempre custodirlo e coltivarlo.

Nonostante dovesse cucinare in continuazione, la sua passione era talmente grande che spesso a casa riprendeva le ricette fatte durante la giornata lavorativa per provare nuovi abbinamenti. Dopodiché descriveva l'esperimento nei minimi particolari alla sua amica Gilda, proponendole di assaggiarlo durante il weekend.

Di solito in settimana finiva di lavorare verso le 23.00; il venerdì faceva il turno del pranzo, il sabato quello serale, la domenica alternato. Tuttavia era lunedì, il ristorante Il lunedì era chiuso, il lunedì era il giorno libero da tutto e per tutto, libero per lo shopping, libero per qualunque cosa lei desiderasse fare.

Erano le 22:30 quando il suo smartphone squillò; era Gilda, chissà perché le telefonava a quell'ora.

“Camilla, ciao, sono appena uscita dalla doccia. Ho finito di lavorare alle 21.15, non puoi capire, un delirio! Non ce la faccio più, un giorno o l'altro dirò al mastino di andare a rosicchiare altre ossa anziché sempre le mie!

Però ti devo raccontare una cosa meravigliosa...”

“Ciao, Il mastino è inqualificabile, farti lavorare fino a quest'ora da stamattina. Almeno hai avuto il tempo di fare un pranzo decente? No, ovviamente!”

“Cara Camilla, se è per questo devo ancora cenare.

Ma adesso non vedo l'ora di mettermi a cucinare qualcosa di buono, sai quanto la cosa mi rilassi. Prima però ti devo assolutamente raccontare.

Stamattina come al solito stavo correndo sul lungomare; ormai mancava mezz'ora e poi sarei dovuta rientrare, quando all'orizzonte appare lui, una visione, Baywatch versione nostrana. E incredibilmente si ferma davanti a me e ancora più incredibilmente inizia a parlarmi... si chiama Lucio è un avvocato ed è anche una rockstar. Venerdì sera suona con il suo gruppo, i Jumping Jack Flash, ovviamente io e te andiamo, vero?”

“Ma certo che andiamo! È la prima volta che ti sento entusiasta di un incontro. O meglio, è la prima volta dopo Johnny...

Voglio proprio vedere questo Lucio”

“Molto bene, cosa mi devo mettere?”

“Gilda, è solo lunedì, di qui a venerdì hai tutto il tempo di decidere. Ora fila a mangiare, non di solo amore vive l'uomo, e neppure la donna”.

Johnny, ovvero Jonathan, era stato il primo e unico grande amore di Gilda, uno di quegli amori che sembrano sfidare le stelle come Romeo Montecchi, ma senza famiglie avverse. Si erano conosciuti al liceo e si erano subito messi insieme, diventano l'uno il prolungamento dell'altra.

Erano la coppia perfetta: belli, divertenti, brillanti.

E poi ci fu la tragedia...

Venerdì era arrivato. Stavano suonando “Rain Fall Down”. Camilla ballava e cantava a squarciagola. Gilda era invece quasi immobile, estasiata, non riusciva a staccare gli occhi di dosso a Lucio, che, con la sua Fender, percuoteva l'aria intorno a sè con la musica dei Rolling Stones. Quanto avrebbe voluto sentire anche le canzoni da lui composte, magari da soli, magari in intimità, magari in camera sua... ok, stava viaggiando con l'immaginazione. Doveva darsi una regolata. In fondo, l'aveva appena conosciuto. Ci aveva parlato pochi minuti. Non sapeva nulla di lui, se non che era un avvocato e che suonava la chitarra e che amava la musica rock. Tre cose, ecco cosa sapeva di lui.

Finito il concerto Lucio e Andrea, il vocalist, salutarono le fan del palco, presentarono il resto della band e si ritirarono nel backstage.

Dopo circa 15 minuti però andarono a raggiungere Camilla e Gilda al loro tavolo.

“Ciao, io sono Lucio; tu devi essere Camilla, l'amica di cui Gilda mi parlava l'altra mattina. Lui invece è Andrea, il mio migliore amico oltre ad essere il nostro vocalist” “Piacere Lucio, piacere Andrea, io sono Camilla, sì”

“Possiamo unirci a voi? Volete bere qualcos'altro?”

“Sì grazie, mi piacerebbe una birra media bionda, anzi weiss. E per te Gilda?”

“Sì, grazie, anche per me lo stesso. Andrea, è un piacere conoscerti. Anche tu hai come noi la passione per la musica rock. Da quanto tempo conosci Lucio?”

“Eh, io e Lucio ci conosciamo dai tempi delle elementari. Inoltre, quando avevamo 12 anni le nostre famiglie si sono trovate a essere vicine di casa. Praticamente siamo cresciuti insieme. Tu e Camilla? Siete molto diverse, a primo impatto, eppure si nota subito che siete molto legate; qual è la vostra storia?”

“Anche noi ci conosciamo fin da bambine, si può dire che siamo nate quasi insieme. Le nostre madri erano vicine di letto in ospedale, entrambe in attesa di partorire. Da allora hanno fatto amicizia, quindi si può dire che io e Gilda siamo due sorelle mancate.

Ed è vero, sai, siamo diverse, ma con una grossa passione in comune per la cucina. Io sono una ragazza fragola, lei una ragazza ciliegia”

“Fragola? Ciliegia?”

“Sì, Lucio. Pensa al gusto, alla forma e al profumo di questi due frutti. La fragola è semplice, diretta, spavalda, sa essere dolce, ma anche pungente. La ciliegia è più liscia, sfuggente, misteriosa, un po' chiusa in sé, dal gusto seducente e avvolgente, ma con una pelle dura che le fa da barriera. E così Gilda è quella apparentemente più timida e schiva, ma alla fine la più morbida sono io, che sembro tanto sicura di me e forse un po' sfrontata”

“Molto bene, dunque da oggi sarete Cherry e Strawberry, ok? Ok. E dunque, care Cherry e Strawberry, parlateci della grande passione che vi accomuna”

“Amiamo la cucina, già da piccole ci piaceva aiutare le nostre mamme, soprattutto quando facevano dei dolci. Mi piace Cherry, è il soprannome più carino che mi abbiano mai dato; e poi le ciliegie sono proprio buone, anche le fragole in effetti”

“Hai sentito, Lucio? Due splendide cuoche, quanto siamo fortunati! Che ne dite, ci preparate una cenetta una di queste sere? Per favore, per favore! Io adoro mangiare! In cambio chiedete quello che volete, nei limiti delle nostre finanze...”

“E cena sia, va bene Cherry-bomb?”

“Ahahah, Cherry-bomb! Sì, certo che va bene!”

Dopo quella sera il quartetto divenne un'istituzione. Lucio, Andrea, Camilla, Gilda, i fantastici 4, sempre insieme, quasi tutte le sere.

A Camilla piaceva molto Andrea. Tuttavia, non riusciva a capire se lui ricambiasse il suo sentimento o se si trattasse di semplice amicizia. Gilda, ovviamente, si era accorta delle intenzioni della sua amica e aveva deciso di provare a indagare con Lucio; a Camilla non aveva detto niente, glielo avrebbe sicuramente impedito.

Nel frattempo, tra lei e Lucio l'iniziale intesa si era fortificata. Ormai erano una coppia affiatata. E aveva anche avuto modo di ascoltare le canzoni che Lucio teneva nel cassetto. Le aveva trovate davvero molto belle, obiettivamente molto belle. Avrebbe tanto voluto che Lucio credesse di più in questo suo sogno! Aveva tutte le carte in regola per riuscire. Doveva solo trovare l'occasione giusta e aiutarlo a prendere il coraggio necessario per buttarsi.

A proposito di occasioni giuste, anche lei e Camilla avevano forse avuto finalmente l'idea vincente: avevano deciso di mettere su un blog di cucina, diverso da quelli già esistenti in rete, tutti uguali. Si sarebbe chiamato “Il blog di Cherry and Strawberry”, le avrebbe mostrate in video alle prese con sempre nuove ricette ed esperimenti in diretta, con relativi risultati, che fossero positivi o meno, immediati e testati su loro stesse. Avrebbero avuto una sorta di divisa in tema con il loro soprannome, un bel rosso acceso per Camilla, un quasi fucsia per Gilda.

Una domenica erano andate insieme in centro per un caffè con panna alla loro caffetteria preferita e, passando davanti ad una bigiotteria molto carina, avevano notato due paia di orecchini, a forma di fragole e di ciliegie. Ovviamente erano subito entrate a comprarseli, ridacchiando tra loro al pensiero di quando li avrebbero visti Lucio e Andrea. E da quegli orecchini, parola dopo parola, aveva preso forma l'idea del blog.

Un giorno Camilla ricevette una strana telefonata.

“Ciao, Lucio. Come mai mi chiami alle 3 del pomeriggio? Tutto bene?”

“Ciao, scusami, ti disturbo? So che di solito a quest'ora non lavori...”

“No, infatti, tranquillo, dimmi pure...”

“Non è successo niente, in realtà; ho bisogno di chiederti una cosa che probabilmente non significa nulla, ma che mi sta facendo impazzire...”

“Ti ascolto”

“Ieri sera ero in camera di Gilda, lei stava facendo una doccia. A un certo punto, saranno state le 9 circa, ho ricevuto una telefonata da un mio assistito e avevo bisogno di prendere un appunto al volo. Così ho aperto il cassetto della scrivania per cercare una penna e un pezzetto di carta e... non ho potuto fare a meno di vedere una foto... Nella foto Gilda sembrava molto felice ed era abbracciata ad un bel ragazzo biondo e sorridente...

Con lei non ne ho fatto parola, se avesse voluto parlarmene l'avrebbe fatto lei...e poi, forse, era stato un gesto invadente aprire il cassetto da parte mia. Sul momento, ti giuro, non c'ho pensato: dovevo prendere nota e ho agito d'istinto...

il fatto è che non riesco a pensare ad altro, tu sai chi può essere quel ragazzo? Deve essere importante, se Cherry tiene la sua foto nella scrivania...”

“Lucio, non farne assolutamente parola con lei! Sì, è molto importante. Si tratta di Jonathan...

Lui e Gilda erano la coppia più bella del mondo. Nessuno in tutto il liceo pensava che si sarebbero mai lasciati, tutti erano convinti che fossere semplicemente indivisibili. E lo erano, indivisibili.

Johnny amava la montagna; in qualunque stagione, lui e il suo gruppo di trekking facevano lunghe escursioni. Di solito andava anche Gil, ma quella volta era rimasta a casa perchè doveva studiare... quella volta Johnny non fece più ritorno...

Aveva nevicato parecchio... il sole splendeva, sciogliendo quel bianco manto col suo caldo tocco...

Il gruppo era partito dal rifugio da un'ora per rientrare a valle, quando fu sommerso da una valanga... quattro di loro furono tratti in salvo... tre dispersi... Johnny era uno dei tre.

Non si è mai trovato il corpo.

Gilda non aveva più sorriso davvero di fianco ad un uomo prima di incontrare te. Tu hai fatto il miracolo, lei sorride, hai sciolto il ghiaccio della valanga che le aveva gelato il cuore. Quindi ti prego, non parlarle mai, mai e poi mai di quella foto”

“Capisco... ti ringrazio davvero per avermi raccontato questa storia. Fa luce anche su molti comportamenti di Gilda che non riuscivo a comprendere... dev'essere stato terribile per lei... non riesco neanche ad immaginarlo...

Senti un po', cambiando argomento: mi vuoi fare il santo piacere di chiedere ad Andrea di uscire da soli una di queste sere? Magari ho preso un abbaglio, ma mi sembra che ti piaccia e non poco... beh, se è così, ti prego, agisci, non lo sopporto più! Continua a dirmi che vorrebbe farsi avanti, ma ha paura di perderti, perchè ci tiene, ma non sa cosa provi e via dicendo. Le mie orecchie sentiranno Strawberry almeno cento volte al giorno!”

“Davvero?! Sul serio?! Dai, giura! Io ci muoio per lui! Possibile che non se ne sia accorto?!”

“Possibile sì, visto che anche tu non ti sei accorta dei suoi sentimenti per te... senti, ho capito: fatti trovare lunedì sera alle 20.30 davanti alla pizzeria “Solemare”; gli chiederò di andare a mangiarci una pizza per fare due chiacchiere tra uomini, ma invece di me troverà te. Tu digli che Cherry ti ha fatto lo stesso scherzo. Bene? Bene, è deciso, si fa così”

“Grazie, Lucio! Hai avuto una splendida idea!”

“Figurati, credimi, è un favore che faccio in primo luogo a me stesso. Grazie a te e buona giornata!”

Grazie a quella serata combinata, i fantastici 4 erano diventati ufficialmente i fantastici 2+2, due coppie di giovani felici e innamorati.

“Ciao a tutti! Oggi siamo qui, in questo splendido bosco ai piedi di queste imponenti montagne. Siamo qui perché è una bella giornata d'estate, ideale per andare in cerca di more e lamponi per fare la nostra nuova cheesecake, di cui, spero, vi faremo presto resoconto.

Guardate che panorami mozzafiato, a due passi dalla nostra città! Non c'è solo il mare, c'è anche questa montagna così inquietante e al tempo stesso bellissima ad abbracciare la nostra vita. Un saluto grande a tutti, al prossimo videoclip!”

Il blog di Cherry Strawberry aveva molti followers ormai. Quel giorno erano andati a cercare more e lamponi come avevano detto durante il videoclip, con la scusa avevano passato una bella giornata tutti e quattro insieme in mezzo alla natura. Eppure, a un certo punto, nonostante tutta quella bellezza la circondasse, Gilda si era fatta cupa, pensierosa...

“Che cos'hai? A cosa stai pensando?”

“Sto pensando come qualcosa di così bello e maestoso possa essere anche fatale... in giornate come queste, non posso fare a meno di pensare a quando io e Jonathan andavamo in giro per le montagne e per i boschi, felici e sereni, innamorati e speranzosi verso il nostro futuro. E ora sono qui con te, Andrea e Lucio, di nuovo felice, una parte di me si sente quasi in colpa, come se non lo meritassi, perchè quel giorno io non ero con lui...”

“Non dire stupidaggini e Gil, Jonathan sarebbe molto felice di vederti finalmente amata e di nuovo innamorata della vita e di qualcuno capace di starti a fianco. E lo sai anche tu”

“Sì, hai ragione. Ora godiamoci questo splendida passeggiata...”.

Quello che nessuno di loro poteva immaginare era che, a miglia di distanza, Jonathan non era morto...

Era stato trovato dal cane pastore di un uomo anziano e schivo, abituato a vivere nella sua capanna in mezzo ai boschi. L'uomo si era preso cura di Jonathan, lo aveva scaldato con il caminetto, lo avevano nutrito con zuppa calda... non aveva potuto chiamare i soccorsi, tutte le linee erano interrotte, tutti i percorsi a valle erano ostruiti.

Addosso al giovane non aveva trovato alcun documento, non era potuto risalire alla sua identità. E quanto a Jonathan, sembrava aver perso completamente la memoria: non sapeva chi fosse, non sapeva perché si trovasse lì... era solo immensamente grato a quel vecchio, Angelo, per avergli salvato la vita.

Così, una volta guarito, rimase lì con lui a dargli una mano per vivere in mezzo alla natura. La cosa gli dava serenità, nonostante il non ricordare chi fosse lo rendesse sempre un po' pensieroso...

Poi morì il vecchio cane... per Angelo fu un colpo terribile, che lo portò a perdere di giorno in giorno le forze... Passarono pochi mesi e anche il vecchio seguì il suo fedele compagno...

Jonathan, che si faceva chiamare Giorgio, come il figlio perduto di Angelo, ora era di nuovo solo, come una carta bianca per una vita da riscrivere da zero: era il momento di capire chi fosse; era il momento di spostarsi da quel luogo isolato e affrontare nuovamente il mondo...

Viveva da ormai quattro anni in una grande città sulla costa della California. Una parte semiconscia di lui si ricordava di essere stato un fotografo; aveva iniziato quasi per gioco a scattare istantanee dei luoghi che più lo colpivano; aveva aperto un nuovo blog, a nome “Gli occhi del vento”, in cui commentava le sensazioni che gli suscitavano le varie foto e poneva le date e i luoghi in cui erano stati scattate. Questo l'aveva reso abbastanza famoso, abbastanza da essere contattato da una importante rivista di viaggi, che aveva deciso di assumerlo come fotografo.

Quando andò al colloquio, fece presente la sua condizione di mancanza di identità, di mancanza di memoria... non fu un problema, gli diedero un'identità provvisoria come Giorgio Sannarana.

Per puro caso, un giorno, navigando in rete, incappò nel blog di Cherry and Strawberry; stava cercando delle ricette per impressionare Barbara, la sua fidanzata, con una cena speciale. Il blog era ottimamente recensito, quindi decise di affidarsi ad esso per preparare una quiche e trovare un secondo di carne particolarmente elaborato. Leggendo le parole del blog e vedendo i video, non potè fare a meno di provare un senso di familiarità per quei visi e quelle voci, un senso di perdita, come se un sentimento profondo fosse stato stroncato all'improvviso...

“Vedi com'è divertente cucinare insieme? Ricordati: preparare il cibo richiede azienza, amore e delicatezza...”

Chi aveva parlato? Era nella sua testa...

“Dai, Jojò, smettila di lanciarmi la farina! A hahah, dai!”...

Ancora nella sua testa... poteva sentire il calore del sole e un'arietta fresca entrare dalla finestra di un giorno perso nel tempo... lei rideva...

E poi, dal video del PC, la stessa voce dolce e così familiare... Non era la rossa dai capelli ricci e dai grossi occhioni verdi, che sprizzavano gioia di vivere; anche se per lei sentiva di provare un certo affetto, la voce nella sua testa era quella dell'altra ragazza... quella con lunghi capelli lisci color porpora, raccolti in due grosse trecce e quegli occhi un po' allungati da gatta, blu intenso... l'aveva chiamato Jojò: forse, dopo tutto, si chiamava davvero Giorgio... No, non Giorgio, non credeva...

C'era solo una cosa da fare: capire dove abitassero quelle due ragazze, che si facevano chiamare Sherry e Strawberry, e partire in cerca di se stesso.

“Caro, sei in casa? Sono arrivata, posso entrare?”

“Certo Barbara, vieni pure: ti ho preparato una sorpresa”

“Mmmm! Che profumino, che cos'è?

“Ho fatto con le mie manine una cenetta degna di un ristorante”

“Fai vedere... che meraviglia! Che bravo! Chi ti ha insegnato a cucinare così? Non credo il vecchio Angelo...”

“Davvero... non saprei proprio... o forse un'idea me la sto facendo. Ne parliamo dopo, sennò si fredda”.

Dopo cena, Johnny/Giorgio versò due bicchieri di Jägermeister liscio e ne porse uno a Barbara.

“Dobbiamo parlare...

Stavo cercando in rete delle ricette per stasera; sono finito su un blog le cui due protagoniste mi hanno aperto una fessura nella memoria: sono certo che fossero persone a cui volevo molto bene...

Indagando nei loro profili, ho scoperto che vivono in Italia; per farla breve, ho deciso di partire domani. Ho già telefonato a Mike, il mio capo, per spiegargli la situazione: mi ha detto di andare senza problemi, anzi, di fare un po' di foto al Bel Paese, già che ci sono... Capisci? Forse, finalmente, avrò qualche risposta!”

“Certo, hai perfettamente ragione... sono piena di lavoro, in questo periodo, ma se vuoi, spiego tutto alla direttrice e vengo con te, se vuole licenziarmi per questo faccia pure: tu sei più importante”

“Ti ringrazio, davvero... ma è una cosa che devo fare da solo. Spero tu riesca a comprenderlo”

“Sì, posso comprenderlo... ti aspetterò qui, non preoccuparti”.

“Allez! Allez! Gli ultimi deux dessert e anche per stasera abbiamo finito! Camille, ma chère, viens ici: dopo vorrei parlarti un instant”

“Certo, Antoine. Ci fumiamo un paio di sigarette insieme prima di andare a casa”

“Très bien, ma petite, très bien”.

Servizio finito, cucina pulita e in ordine, stavano andando tutti via; chissà cosa le voleva dire Antoine, era stato così misterioso...

“Écoutes-tu ma chère, cercherò di parlare completamente in italiano perché tu mi capisca molto bene.

Il blog con la tua amica, sta andando molto bene, n'est-ce pas?”

“Sì, Antoine! Siamo felicissime! Io e Gil siamo nate con la passione per la cucina, è un'enorme soddisfazione vedere quante persone ci seguano”

“Exactement, proprio questo è il punto. Tu hai molto talento, te l'ho detto tante volte. Adoro lavorare con te, ma è il momento di volare via dal nido sicuro. Non avere i soldi necessari per aprire un locale vostro non vi impedisce, a te ed alla tua amica intendo, di aprire un'attività di catering parallela al blog”

“Sarebbe un sogno, Antoine...”

“E allora fatelo! Allez!”

“Grazie, amico mio, ti voglio molto bene. Domani ne parlerò con Gilda...”.

Gilda fu entusiasta dell'idea. Il catering “Prét à Manger! Di Cherry e Strawberry” divenne presto un'istituzione; come predetto da Antoine, tutti erano e felici e soddisfatti delle due cuoche, che vennero in breve tempo contese e richieste anche per le occasioni importanti.

Tra queste, una cena per festeggiare i 40 anni di attività di una nota casa discografica. Per l'occasione, Camilla chiese aiuto ad Antoine per trovare validi collaboratori che dessero loro una mano a preparare tutto.

Le due amiche furono invitate a partecipare alla serata dal produttore in persona, così ebbero occasione di poterci parlare. Gilda colse al volo l'opportunità e portò con sé delle demo con i brani di Lucio.

“Lucio, non ti arrabbiare, devo dirti una cosa... una cosa che ho fatto...”

“Se non mi hai tradito, prometto di non arrabbiarmi”

“No, scemo, certo che non ti ho tradito!

Ti ricordi che io e Cami siamo andate a quella cena dei discografici la scorsa settimana?” “Sì, certo, come dimenticare: eravate tesissime e poi, ovviamente, è andata alla grande”

“Già... ecco... Ho dato al produttore le tue demo”

“Hai dato cosa?! Quella roba?”

“Sì, e si dà il caso che quella roba, come la chiami tu, gli sia piaciuta parecchio. Mi ha telefonato questa mattina, vuole incontrarti al più presto e sentirti suonare i tuoi brani dal vivo. Se tutto va come spera, intende proporti un contratto”

“Io... io... sono senza parole... tu hai creduto in me più di quanto non abbia fatto io stesso... è meraviglioso...”

“Quindi sei contento?... Cioè, non sei arrabbiato, sei contento? Hai una faccia strana, stai bene? Sei caduto in stato di choc?”

“Sono molto, molto, molto contento! Comunque vada a finire, non potrò mai ringraziarti abbastanza!”

"Pronto,parlo con la signorina Gilda?"

"Sì, buongiorno. Con chi parlo?"

"Sono il signor Guido Lancastri, il produttore”

“Buongiorno, signor Lancastri, mi dica”

“Volevo sapere quando si esibisce il suo fidanzato col gruppo rock in cui suona: vorrei vedere come se la cava su un palcoscenico, senza però che lui lo sappia e prima del nostro incontro ufficiale”

“suona domenica alle 22:30 al Rock House”

“Bene. Mi raccomando non gli dica niente e, quando mi vedrà domenica, non mi saluti, faccia finta di non conoscermi”.

“Lucio, come ti senti? Sei nervoso?”

“No, sì, abbastanza, ad essere sincero.

Abbiamo appuntamento alle 11:00 in punto, vero?”

“Sì, stai tranquillo. Siamo praticamente arrivati. E poi il signor Guido Lincastri è molto affabile”.

“Buongiorno, lei deve essere Lucio”

“Buongiorno, molto lieto”

“In realtà, devo confessarle una cosa: io l'ho già vista. Domenica scorsa sono venuto al Rock House, ma avevo chiesto a Gilda di non dire niente. Ora posso affermare con certezza che, non solo le sue canzoni mi piacciono molto, ma lei è anche un ottimo entertainer, un animale da palcoscenico, se mi consente l'espressione. Questo significa che possiamo organizzare un tour appena pronto l'album...”

“Sono lusingato... ma, vede... io sono anche un avvocato, ho uno studio, dei clienti da seguire... non sarebbe responsabile, da parte mia, prendere e partire per lunghi periodi. E soprattutto, una vita del genere mi allontanerebbe da Gilda, questo non posso assolutamente per metterlo, mi capisce?...

Se le piacciono le mie canzoni, sarò felice di far uscire tutti gli album che vuole, ma con un interprete che non sia io e che lei può scegliere da solo o, se preferisce, insieme a me... potrebbe andarle bene come idea?...”

“Ma certo che va bene, anche se, davvero, lei sarebbe perfetto... se ci ripensa, me lo dica in qualunque momento. Comunque, preferirei sceglierlo insieme a lei, l'interprete: il parere dell'autore è fondamentale per una corretta interpretazione”.

I fantastici 2+2 erano in giro per il centro da tutta la mattina: mancavano due giorni al Natale e loro dovevano ancora trovare tutti i regali.

A un certo punto Gil e Cami si bloccarono di corpo, come un'auto che inchioda; Gilda sbiancò e cadde a terra senza sensi, Cami cacciò un urlo e fece appena in tempo ad acchiappare l'amica al volo per rallentarne la caduta.

“Siete voi, siete Cherry e Strawberry... io vi stavo cercando... credo che voi mi conosciate... cos'ha Cherry? Sta male?...”

“Tu! Tu sei morto! Sei un fantasma? Lucio, Andrea, lo vedete anche voi?!”

“Certo che lo vediamo, che vi prende, chi è?”

“Andrea...”

“Lucio... stai bene? ...ma che avete tutti? E si può sapere tu chi sei?”

“Non lo so...”

“Andrea, lui è Jonathan ... il ragazzo di Gilda sommerso da una valanga sei anni fa” “Dunque, mi chiamo Jonathan, non Giorgio... ecco perché mi ricordavo quella frase in cui lei, le svenuta intendo, mi chiamava Jojò. Immagino che Gilda sia Cherry...”

“Gilda, Gilda stai bene?! Ti stai svegliando!”

“Cami, ho fatto un incredibile sogno, uno strano sogno... Mi sembrava di essere nella brutta versione del racconto di Carol... ho incontrato il fantasma dei Natali passati...

Ma porc! Allora non era un sogno! Lo vedo ancora! Credo di non stare bene...”.

“Ok ok, meglio portarla su quella panchina; la prendo in braccio, non vorrei svenisse di nuovo...”

“Bravo Lucio; Cherry vediamo lo stesso fantasma: Jonathan è proprio qui davanti a te” “E, soprattutto, non sono un fantasma, vi assicuro che sono vivo e vegeto...”

“Allora perché diavolo sei sparito?! Non hai pensato di avvisare, non hai pensato ai tuoi, non hai pensato... non hai pensato a me?!”

“Io non potevo: ho perso la memoria...”

“Mooolto bene, direi che è ufficialmente giunto il momento di una cioccolata con panna da Sweet Emotion, vi pare?”

“Strawberry cara, non potevi dire nulla di più giusto, andiamo!”.

La cioccolata fu accompagnata anche da un'ottima torta di mele appena sfornata e dal racconto di Johnny.

“Così, quando ho capito che le due protagoniste del blog dovevano essere persone cui ero legato, ho preso il primo aereo e sono volato in Italia”

“Quindi non ricordi praticamente nulla e sei qui sperando di recuperare il pezzo di vita che ti sei perso, giusto? A mio avviso, hai solo un modo per fare questo: passare un po' di tempo con me e Gilda, vedere luoghi e persone che eri solito frequentare, sfogliare vecchi album di foto e via dicendo...”

“Certo, non c'è altro modo. Ma prima di qualsiasi altra cosa, devi andare a trovare i tuoi genitori... dopo che, con molta calma, io e Cami avremmo spiegato loro che sei vivo... vorrei evitare che abbiano un infarto, sai, non si compare all'improvviso davanti a qualcuno che per più di 6 anni ti ha ritenuto morto...”.

Piano piano, giorno per giorno, nella mente di Johnny iniziarono a riaffiorare sfocati ricordi. L'intesa tra lui e Gilda rinacque come un bucaneve dopo l'inverno, ma i sentimenti di una volta erano come un'eco ormai lontana.

Lucio cercava di resistere alla gelosia e di mostrarsi forte accanto alla sua donna, per la quale era disposto a lottare fino all'ultimo.

Una sera però sorprese i due ex amanti abbracciati sul pontile e corse via, dandosi dell'idiota.

Per fortuna Gilda se ne accorse e gli andò dietro, chiamandolo con tutta la voce che aveva in corpo.

“Lucio, insomma, vuoi fermarti o dobbiamo correre per allenarci per la prossima maratona?”

“Senti, Gil, ho capito, davvero: io ti amo, ma lui è il tuo Romeo Montecchi, chiaro, non posso competere e non è colpa di nessuno.

Quindi non mi resta che uscire di scena... magari dirò al signor Lincastri che accetto di essere io l'interprete delle mie canzoni, così andrò in tour e non vi starò tra i piedi...”

“Insomma, vuoi stare un po' fermo e zitto e lasciar parlare me adesso?!

Oh, finalmente! Sai perché stavo abbracciando Johnny? Perché domani parte, deve tornare in America alla sua vita attuale, che, tra l'altro, condivide con una splendida donna di nome Barbara. E io stessa gli ho più volte ribadito che il nostro amore era rimasto sotto la valanga, dalla quale ora è sbocciata una eterna e affettuosa amicizia. Gli ho detto che ero felice di averlo aiutato a ricordare e che anche io avevo trovato la mia felicità nel presente, al tuo fianco... possibilmente per il resto della nostra vita”.

THE END

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