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Il ritratto.

Anna sedeva sugli scogli.

C'era vento, arrivava dal mare, sembrava muovere anche l'argento riflesso dal sole sulle onde.

Le arruffava i rossi capelli, mal raccolti in una coda alta mezza sfatta. Le solleticavano il viso e sembrava volessero entrarle per forza nei grandi occhi azzurri, ma lei non ci faceva caso. Assorbiva assorta quel sole salmastro di mezz'ottobre, mentre mangiucchiava distrattamente la fine della matita e guardava rapita voli di gabbiani all'orizzonte.

Sul foglio del suo quaderno qualche parola accennata cercava di cogliere la pienezza di quel momento, per poi disperderlo nella dimensione del senza tempo.

Ancora mezz'ora, poi doveva andare. Doveva passare a comprare i croccantini per le sue gatte, le sue due adorate compagne di vita.

Anna guardava la linea che separava mare e cielo e pensava che quello doveva essere il luogo dove nascevano le idee.

Lorenzo aveva ormeggiato al molo la sua piccola Ladyblue, la barchetta a motore che gli aveva lasciato suo padre. Aveva pescato un paio di gallinelle e già pregustava il momento di toglierle dal forno.

Poi La vide. Era di nuovo lì.

Un cardigan nero lungo fino alle ginocchia la proteggeva dal vento; la gonna a pieghe di pesante panno verde scuro arrivava fino ai Doctor Martens viola. I rossi capelli spettinati agitati nel vento sembravano una fiamma viva sul mare. Lorenzo rimase immobile per un tempo imprecisato, sperando di cogliere l'azzurro sguardo di lei nell'attimo in cui si sarebbe voltata. Ma niente, anche lei restava immobile.

La vedeva tutti i giorni su quegli scogli. Chissà cosa lo attirava di quell'esile ragazza solitaria. Chissà se sarebbe mai riuscito ad avvicinarsi e rivolgerle la parola. Guardò la linea che separava il mare dal cielo, come se da lì potesse arrivargli un'idea per approcciarla. Poi si diede silenziosamente dello stupido e andò verso casa.

Anna era una ragazza semplice e amava stare da sola. Questo l'aveva portata a scegliere un'università telematica, in modo da non dover frequentare aule piene di studenti.

Adorava la letteratura inglese e passava sei mesi l'anno nella sua tenuta del Devonshire, di solito primavera ed estate, periodo in cui Viareggio si riempiva di turisti. Moony e Starlight, le sue gatte, erano abituate fin da piccole ai viaggi tra Italia ed Inghilterra.

La sua era una famiglia molto ricca ed importante. Il padre era membro della Camera dei Lord e passava molto tempo a Londra.

Durante una vacanza in Italia si era innamorato di una cantante lirica, stella del Festival pucciniano di Torre del Lago. Purtroppo era morta di cancro quando Anna aveva sei anni.

Con un padre assente e orfana di madre, Anna era stata cresciuta dai domestici della tenuta inglese e da una tata, Edith, cui era molto legata.

A Viareggio aveva ereditato la casa materna, un terra cielo sulla Darsena con cortile ed orto interno.

Anna scriveva tantissimo, sia in prosa che in versi. Sembrava che filtrasse tutta la sua vita attraverso l'inchiostro della penna. Aveva già pubblicato diversi libri: due raccolte di racconti, tre romanzi, cinque sillogi di poesie; tutti sotto lo pseudonimo di Camelia Lake, così da mantenere segreta la sua identità ed evitare contatti pubblici.

Nel Devonshire faceva lunghe passeggiate sia a piedi che a cavallo nelle meravigliose e cangianti campagne inglesi, ambientazioni perfette di molti suoi scritti.

Lorenzo era cresciuto tra i pescatori, figlio di tutti e di nessuno.

Era stato abbandonato in fasce sulla barca di uno di loro, Piero, che l'aveva considerato un dono del mare per lui e Agata, la sua giovane e bella moglie, purtroppo sterile.

A vent'anni era rimasto solo, Piero e Agata erano morti in un incidente d'auto. Ora viveva di pesca e di pittura; aveva una sua galleria ed era un artista stimato della Versilia. Il pesce che pescava in più rispetto a quello che consumava lo vendeva agli altri pescatori.

Da un paio di mesi aveva una nuova Musa: una giovane dai capelli rossi e dagli occhi color cielo sereno; vestiva in modo semplice ma curato, aveva uno stile suo, un po' hippy, un po' dark. Passava ore a fissare il mare seduta sugli scogli, armata di una matita e di un quaderno su cui scriveva chissà quali pensieri. Compariva ormai in quasi tutti i suoi quadri, ma non riusciva ancora a coglierne appieno tutti i tratti. Ecco perchè cercava il coraggio e il giusto approccio per chiederle di poterla ritrarre. Ecco perché guardava speranzoso l'orizzonte in cerca di un'idea.

Da un po' di tempo Anna si sentiva osservata. Un giovane pescatore si fermava tutti i pomeriggi a guardarla dal molo, dopo aver ormeggiato la sua barca. Era sicura che lui non si fosse accorto di essere stato scoperto.

La situazione un po' la infastidiva, ma solo un po', perché era veramente un bel ragazzo, con gli arruffati boccoli biondi, la pelle dorata dal sole e i grandi occhi verdi. Alto e ben proporzionato, portava dei jeans un po' strappati, degli scarponcini marroni, delle camicie a quadri coi primi bottoni aperti sulla canottiera bianca e con le maniche arrotolate sui gomiti, lasciando intravedere dei muscoli ben delineati e forgiati dalla vita di mare.

Una parte di lei voleva chiedergli il motivo per cui la fissava, un'altra parte di lei, quella solitaria e schiva, la frenava dal farlo.

E poi fu lui a rompere il silenzio.

“Scusami! Ciao ragazza dai capelli rossi, scusami se ti disturbo”

“Ormai mi hai disturbata, è inutile che ti scusi. Cosa c'è?”

“Io... sono Lorenzo. Tu come ti chiami?”

“Cioè, fammi capire: sei stato a fissarmi per due mesi solo per sapere il mio nome? Sono Anna, soddisfatto?”

“Sì, no... cioè, sono contento di sapere il tuo nome, ma non è questo il motivo... perché, ti sei accorta che ti guardavo?!”

“Beh, difficile non accorgersene... che imbarazzo... Ecco, io sono Lorenzo Marchini, un pittore, non so se mi conosci... ma non è questo il punto: io vorrei ritrarti. Ecco, l'ho detto”.

Dopo qualche istante di silenzio, Anna non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere.

“Scusa, non ce l'ho fatta a trattenermi... è che... ritrarre me? La persona più schiva e fisicamente insignificante che tu possa trovare in tutta la Versilia? Per quale motivo?”

“Oh, no, al contrario: tu sei molto affascinante ed attraente... Cioè, volevo dire, mi affascina il tuo modo di comunicare con il mare, Il mistero di cosa tu scriva a matita su quel quaderno; mi attrae il tuo sguardo limpido, ma imperscrutabile. In realtà compari in molti miei quadri, ma non sono ancora riuscito a cogliere appieno i tuoi tratti, mi sfuggono i particolari che tutti insieme ti fanno splendere come raggi di sole sulle onde...”

“non ho ancora ben capito perché tu voglia ritrarre me, ma sembra che per te sia una cosa importante, quindi va bene; però prima devi soddisfare la mia curiosità: voglio vedere la tua galleria”.

Anna aveva un amico. Non l'aveva cercato, non si era mai neanche sognata di farlo, eppure ora aveva un amico.

Con la sua timidezza Lorenzo aveva fatto crollare quel muro di diffidenza che lei frapponeva fra sé e gli altri.

I quadri di lui erano fatti di luce frastagliata in immagini e colori. Sembrava quasi, osservandoli, di udire l'onda infrangersi sul lato di una barca, di sentire odore di salmastro e di vento, di percepire il calore del sole sulla pelle. Era come se dalla tela si formasse un mondo tridimensionale e avvolgente, coinvolgendo tutti i cinque sensi. E anche Lorenzo, apparentemente semplice, si frastagliava in un gioco di luci e colori, che lo rendeva ogni giorno più splendente agli occhi di Anna.

Poi il ritratto fu ultimato. Anna appariva seduta sui suoi scogli, ma lo sguardo non era volto all'orizzonte, bensì diretto verso l'osservatore, come se lo guardasse del quadro. Ma era uno sguardo sfuggente e distaccato, come se la sua mente fosse altrove, lontana, come se si fosse voltata solo per un attimo. Il vento le scompigliava i capelli, il corpo era avvolto in una veste che sembrava fatta dal mare stesso.

Tra i due giovani l'amicizia stava sempre più assumendo i tratti dell'amore. “Lorenzo, io devo partire; è primavera e io vorrei essere già in Inghilterra. Torno a Viareggio a metà settembre. Perché non vieni con me? Scopriresti posti stupendi da dipingere”.

I due innamorati passarono mesi splendidi nelle campagne del Devonshire. Lei scriveva, lui dipingeva. La sintonia era perfetta. Lorenzo amava leggere le parole di Anna, che a sua volta adorava perdersi nelle pennellate di colore dei suoi quadri.

Anche Edith si era affezionata al giovane ed era contenta che la sua bambina avesse trovato una persona in grado di amarla in tutto ciò che era.

Ma un giorno Sir Robert, il padre di Anna, tornò da Londra e non fu felice di trovare in casa sua, al fianco di sua figlia, un umile pescatore.

“Tu non mi conosci quasi, non ti sei mai interessato a me, tanto vale che continui a non farlo se il tuo intento è allontanarmi da chi invece è interessato ad ogni mio respiro”.

La lite tra padre e figlia si fece sempre più intensa, finché Anna, per allontanarsi in fretta da lui, perse l'equilibrio e rotolò giù dalle scale...

La sollevò dalla carrozzella e la portò in braccio fino al suo scoglio preferito.

Era una bellissima giornata di metà ottobre, uguale a quella di molti anni prima in cui lui, rientrato dalla pesca con due gallinelle, aveva cercato nell'orizzonte il coraggio di parlarle.

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